RINOPLASTICA

Letteralmente significa “modellare il naso”


Il termine “rinoplastica” da solo non dice niente e credo sia più corretto parlare di “chirurgia nasale estetica, ricostruttiva e funzionale”.

Dal mio punto di vista, oggi non dovrebbe esistere un intervento solamente estetico (rinoplastica estetica) o solamente funzionale (rinoplastica funzionale, settoplastica e turbinoplastica). Se ci concentriamo su di un unico aspetto, per esempio l’estetica della punta del naso, rischiamo di perdere di vista in partenza il nostro obiettivo di un “naso bello da cui si respira con piacere”.

Troppe volte una settoplastica eseguita per migliorare la respirazione ha alterato e peggiorato la forma esterna del naso e troppe volte una rinoplastica eseguita per abbellire il profilo ha condannato il paziente a respirare con la bocca aperta.

La rinoplastica non è un’emergenza

Dal punto di vista medico, la rinoplastica è considerata un intervento d’elezione. Con questo termine si sottolinea come la preparazione e la decisione di effettuare l’intervento debbano avvenire senza compromessi.
Alcuni interventi chirurgici sono urgenti. Per esempio, la presenza di un corpo estraneo in gola richiede un intervento di rimozione, non abbiamo alternative e se non vogliamo soffocare è bene non perdere tempo!

La rinoplastica non è mai un’emergenza e va programmata con cura.

Rinoplastica “conservativa”

Una rinoplastica moderna deve avere solidi principi: il primo di tutti, il più importante, è quello d’essere conservativa. Durante l’intervento, il chirurgo deve ottimizzare il risparmio delle strutture scheletriche di sostegno – ossa nasali, setto osseo e cartilagineo, cartilagini triangolari, cartilagini alari – che, ora lo sai, sorreggono la piramide nasale. Invece di rimuovere e gettare parte di queste strutture, la rinoplastica moderna le risparmia, le modella, le sposta, le distribuisce e, se possibile, le irrobustisce.

Togliere il meno possibile, non lacerare, non distruggere!

Conservare!

Rinoplastica “versatile”

Una rinoplastica moderna deve permettere l’adattamento alle diverse situazioni individuali, tanto funzionali quanto estetiche. Si va da una piccola modifica di una parte del naso sino a variazioni consistenti dell’assetto di tutta la piramide. La chirurgia deve adeguarsi al caso clinico e non viceversa.

Sono finiti i tempi in cui una tecnica standard andava bene per tutti i nasi!

Rinoplastica “ecologica”

Come in tutti i campi della chirurgia, anche per la rinoplastica sono stati sviluppati e commercializzati materiali sintetici o di derivazione animale da utilizzarsi come “pezzi di ricambio”. Pezzi di ricambio che permettono di aggiustare, riempire, irrobustire l’impalcatura di sostegno del naso.

La storia dei biomateriali – è questo il termine corretto per i pezzi di ricambio artificiali – è sempre la stessa: grande entusiasmo iniziale (“Ottimo materiale! Riduce la durata dell’intervento chirurgico! Grande facilità d’utilizzo per il chirurgo! Vantaggi per il paziente!” E mi fermo qui perché ho esaurito i punti esclamativi a disposizione!!!) seguito da un progressivo raffreddamento, quando escono allo scoperto tutte le complicanze (infezioni, spostamento dei pezzi dal punto in cui sono stati inseriti, inestetismi e dolori – per citarne solo alcune).

La storia del silicone liquido medicale, il cui uso è attualmente proibito, deve indurre a un uso prudente e ragionato dei biomateriali in medicina e soprattutto nella chirurgia nasale. La rinoplastica spesso è effettuata in soggetti giovani: non è il caso di inserire sotto la pelle di un ragazzo un pezzo di materiale plastico per il resto della vita.

Una buona chirurgia deve essere, a modo suo, ecologica.

I propri pezzi di ricambio

La struttura cartilaginea del naso, se debitamente rispettata dal chirurgo, fornisce anche i pezzi di ricambio.
Per esempio, la porzione più profonda del setto cartilagineo, a volte rimossa nell’intervento di settoplastica, può fornire un ottimo materiale da utilizzare per sostenere la punta del naso (innesto cartilagineo). Il vantaggio di questa pratica permette di evitare prelievi da altre parti del corpo umano, o l’utilizzo di materiali alloplastici costosi, “innaturali” e poco ecologici.

La moderna chirurgia del naso deve fare proprio il concetto di “economia chirurgica”, che prevede la conservazione della cartilagine e il suo modellamento nella forma voluta, senza rimozioni eccessive

La vecchia rinoplastica aggressiva

Purtroppo non è raro incontrare persone già sottoposte all’intervento di rinoplastica che si dichiarano scontente del risultato estetico ottenuto o affermano di respirare peggio di prima.

Questi risultati sfavorevoli, di solito, sono dovuti a una serie di cause tra le quali:

  • La mancata diagnosi di alcune condizioni predisponenti quali il setto deviato, l’ipertrofia dei turbinati inferiori, il collasso della valvola nasale (la parte più ristretta delle fosse nasali), e le deformità ossee del mascellare.
  • Una preparazione all’intervento superficiale e frettolosa.
  • Una rinoplastica “aggressiva”, “veloce” e “grossolana”, fatta di pochi passaggi standardizzati.

I segni esterni, che si evidenziano dopo l’intervento e peggiorano con l’andare del tempo, sono costituiti da un dorso insellato, una punta nasale deformata o irregolarità della superficie cutanea.
La risoluzione di questi problemi non è semplice, richiede una chirurgia ricostruttiva che spesso migliora la situazione, ma raramente è in grado di risolvere in modo ottimale il problema.
Chirurgia aggressiva? No, grazie!